Correlazione tra protesi mammarie e tumori al seno: facciamo chiarezza

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Non accenna a diminuire la questione legata alle protesi mammarie e all’aumento di tumori al seno.
Le protesi in questione sono quelle di tipo ruvide (“testurizzate”), con superficie ruvida e poco omogenea, che molti chirurghi ritengono migliori per regalare un risultato più naturale.

È da qualche tempo però che si sospetta una correlazione tra protesi ruvide e il linfoma anaplastico a grandi cellule (ALCL), una rara forma di linfoma che interessa i linfociti T, un tipo di cellule del sistema immunitario, e la Food and Drug Administration (FDA) vuole aumentare la consapevolezza sul tema.

Nel 2011 ha infatti rilevato un numero anomalo di casi di ALCL in pazienti portatrici di protesi mammarie per fini ricostruttivi o estetici, anomalia derivata dal fatto che l’ALCL, benché possa svilupparsi in qualsiasi parte del corpo, per la prima volta si manifestava in corrispondenza del tessuto mammario periprotesico.

Nel 2013, la Scientific Committee on Emerging and Newly Identifiend Health Risks (S.C.E.N.I.H.R.) ha riferito 130 casi nel mondo di Breast Implant Associated ALCL (BIA-ALCL), numero salito a più di 359 nel 2017 sulla base dei più recenti articoli pubblicati in letteratura.

Dal 2014 il Ministero della salute italiano, insieme alle autorità competenti degli altri stati membri, è parte di una Task-Force volta a monitorare continuamente il numero di nuovi casi in Europa. Le informazioni cliniche relative ad ogni singolo caso vengono raccolte secondo criteri univoci e standardizzati.

Il 19 Novembre 2018 la Task-Force europea ha presieduto un workshop internazionale a cui hanno partecipato esperti clinici, le Autorità Competenti, Fabbricanti di protesi mammarie e Società Scientifiche, e sebbene una predominanza di casi di BIA-ALCL sia stata riportata, ad oggi non ci sono evidenze scientifiche che supportino la correlazione causale tra l’insorgenza di questa patologia e il tipo di protesi mammaria.

Attualmente, a fronte di oltre 10 milioni di protesi mammarie impiantate, il numero di casi di BIA-ALCL resta estremamente basso e non offre dati statisticamente significativi che possano mettere in correlazione l’impianto con l’insorgenza di questa nuova patologia.

La mancata significatività dell’esiguo numero di casi riportati in letteratura scientifica, non può tuttavia esimere dal continuare a studiare questa patologia emergente e in Italia, un significativo incremento dei casi diagnosticati è stato registrato dopo l’emanazione della Circolare n. 0011758 dell’11/03/2015, che aveva come obiettivo quello di sensibilizzare tutti gli operatori sanitari del settore a porre una corretta diagnosi di ALCL in presenza di sintomatologia sospetta.

Ad oggi, il data base Ministeriale registra 38 casi mentre sono circa 49.000 le protesi mammarie impiantate ogni anno in Italia e benché il numero di casi risulti essere molto basso in rapporto al numero di dispositivi utilizzati, il Ministero della Salute continua a monitorare il problema.

Fonte: http://www.salute.gov.it

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