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La dismorfofobia causata da Snapchat è una preoccupante tendenza che sta spingendo alcune persone ad affidarsi alla chirurgia estetica per rendere il proprio volto uguale ai filtri dei social network, che ne modificano le forme rendendole più gradevoli e a prova di selfie.
Avete presente i filtri che utilizziamo nelle stories, nelle foto e nei selfie? Ebbene a quanto pare c’è chi vuole renderli permanenti e il fenomeno rischia di diventare l’ultima moda nel campo della chirurgia plastica. Applicazioni come Snapchat infatti offrono una vastissima gamma di filtri che levigano la pelle, cambiano il colore e forma degli occhi, rendendoli grandi e languidi, oppure stravolgono i lineamenti del viso assottigliandolo all’inverosimile.
La richiesta di operazioni di chirurgia estetica per assomigliare, non più a attori o modelle in carne ed ossa, bensì per essere uguali ai filtri di Snapchat è un fenomeno in crescita e a darne l’allarme sono i miei colleghi d’oltreoceano, preoccupati dall’aumento delle richieste di interventi per avere occhi molto più grandi o naso sottilissimo come quelli delle app di fotoritocco.
Alcuni medici statunitensi sulle pagine del Journal of the American Medical Association (JAMA), hanno lanciato l’allarme in merito a come questi filtri stiano spingendo le persone verso la chirurgia plastica, soprattutto chi soffre di dismorfofobia, cioè la fobia nata da un’eccessiva preoccupazione della propria immagine corporea che spesso sfocia in una visione distorta di sé.
Il problema è che i filtri di bellezza creano un paragone concreto tra l’immagine reale e quella “perfetta”, e nelle persone dismorfofobiche questo accresce la percezione negativa della loro immagine dato che i filtri dei social network mostrano un’inaccessibile caratteristica fisica che riduce il confine tra realtà e fantasia.
“Snapchat ha spinto le persone a cercare la chirurgia plastica per trasformarsi nelle versioni ‘filtrate’ di loro stessi, con labbra piene, occhi più grandi e nasi più sottili” spiegano i medici nel loro articolo e ribadiscono che “si tratta di un trend allarmante, perché questi filtri rappresentano dei risultati irraggiungibili per questi pazienti che vogliono assomigliare a versioni fantasy di loro stessi “.
Il disturbo della dismorfofobia è, nell’era dei social, una problematica diffusa in particolare tra i giovani, preoccupati di fare il miglior selfie possibile. Sono infatti soprattutto i ragazzi nati dopo il 2000 a essere interessati da questo disturbo che rientra nella casistica delle ossessioni compulsive, e secondo l’American Academy of Facial and Reconstructive Plastic Surgery, nel 2017, il 55% dei professionisti statunitensi ha affermato di aver ricevuto pazienti “che volevano apparire più belli nei loro selfie”.
Le Associazioni di Medici consigliano ai colleghi di rifiutare di eseguire tali interventi, cosa che farò se mi dovesse capitare un caso simile poiché trattare i pazienti con dismorfofobia attraverso la chirurgia plastica è lontano dalla mia etica professionale e può peggiorare la salute individuale di queste persone.
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